Salve a tutti, oggi torno con una nuova intervista a Sofia Domino, autrice questa volta del libro "Come lacrime nella pioggia", recensito da me in questo blog. Per chi non lo ricordasse, il romanzo denuncia le condizioni disumane delle donne indiane e racconta una storia molto triste e toccante. Vi ricordo che potrete leggere gratutitamente questo libro inviando una mail a sofiaromanzo@yahoo.it.
Vi lascio all'intervista nella speranza che la troviate interessante. Buona lettura.
Ciao Sofia, mi fa davvero molto piacere avere la possibilità
di ospitarti nuovamente nel mio blog. “Come lacrime nella pioggia” è il tuo
secondo romanzo e denuncia la triste condizione femminile in India. Perché hai
scelto di occuparti proprio delle donne dell’India e non di un altro dei Paesi
in cui le condizioni femminili sono ugualmente denunciabili?
Grazie
di cuore a te Silvia per avermi nuovamente ospitato nel tuo blog e per tutto lo
spazio che stai dando ai miei romanzi!
Sì,
“Come lacrime nella pioggia” è il mio secondo romanzo, uscito il 19 maggio
(riceverlo è gratuito, basta inviarmi una mail all’indirizzo sofiaromanzo@yahoo.it) e accende i
riflettori sulle condizioni di vita delle donne in India e sui diritti negati.
Ammetto che scrivere di questo tema è nato in maniera molto naturale.
Nonostante l’India sia un Paese che mi ha sempre affascinato (ad esempio
adottai una bambina a distanza, Reshma, proprio dall’India perché mi sono
sempre sentita attratta da quella nazione) non avevo deciso di scrivere un
libro ambientato in India. Un giorno, però, stavo navigando su internet quando
mi sono imbattuta in alcune fotografie che ritraevano delle donne, uomini,
studentesse e bambini per strada, impegnati a manifestare. Nei loro sguardi
c’era la forza, il coraggio. Ammiro molto le persone forti, che combattono per
degli ideali, quindi mi sono documentata e ho scoperto una delle realtà che si
nasconde in India. La realtà delle vittime di stupro, dei matrimoni combinati,
dei bambini di strada, di bambine e ragazzine costrette a prostituirsi, di
giovani vendute a delle aste, di uomini – padroni…
Non
potevo rimanere indifferente davanti a tutto questo. Sfortunatamente, so che
anche le donne di molti altri Paesi hanno bisogno di una voce, di un aiuto, ma
so anche che, se posso parlare delle violenze che le persone subiscono
regolarmente nel mondo, non potevo però scrivere un libro ambientando la storia
in più di una nazione. Ecco perché, dopo aver visto quelle immagini di quelle
donne e uomini che manifestavano contro la violenza, ho deciso di scrivere un
romanzo per accendere i riflettori sulle condizioni di vita delle donne in
India, ma anche sulla forza delle donne, sull’importanza di una vera amicizia e
sul coraggio di lottare.
Inoltre,
ci tengo molto ad aggiungere che proprio in questi giorni in cui sto
rispondendo a questa intervista, è arrivata un’altra triste notizia dall’India.
In un villaggio nello stato dell’Uttar Pradesh, alcuni uomini hanno stuprato e
impiccato due adolescenti, dalit,
cioè senza casta o intoccabili. Alcuni agenti della polizia sono stati
licenziati per non aver voluto svolgere le indagini, mentre Akhilesh Yadav,
primo ministro regionale, ha risposto ai giornalisti che chiedevano
informazioni sul caso dicendo loro: “Voi non siete al sicuro? Non vi trovate in
alcun pericolo, vero? Quindi di che vi preoccupate!”.
“Come
lacrime nella pioggia” è un romanzo e non una testimonianza, ma molte delle
vicende che si susseguono nel corso della storia sono ispirate a storie
realmente accadute. Perché tutto questo, sfortunatamente, per le donne
dell’India è la realtà.
Leggendo il tuo romanzo si ha l’impressione di stare
realmente in India, grazie alle tue meticolose descrizioni dell’ambiente, della
cultura, della gente. Come sei riuscita a rendere il tutto così realistico?
Innanzitutto,
grazie per le tue parole. Prima di scrivere un romanzo voglio sentirmi
preparata, voglio avere la certezza di poter trasformare le mie idee in un
libro e di non commettere alcun errore.
Prima
di scrivere “Come lacrime nella pioggia” ho svolto numerose ricerche, ho letto
varie testimonianze e guardato altrettanti filmati, proprio per immergermi
nella cultura indiana, nello stile di vita indiano e nella gente.
Ho
svolto numerose ricerche anche per quanto riguarda il vestiario, le lingue
parlate, il mangiare e i mezzi di trasporto. Ho letto sia testimonianze di
indiani sia di turisti che sono andati in India.
Attualmente,
invece, sono in contatto con alcune ragazze indiane, che giornalmente mi
ripetono che essere una donna in India è terribile, inoltre, ho parlato con chi
ha fatto volontariato in India e si è ritrovato ad abbracciare una ragazzina in
lacrime, perché costretta a sposarsi contro la sua volontà…
Insomma,
ogni cosa che ho scritto in “Come lacrime nella pioggia” è stata documentata,
proprio perché volevo rendere il tutto più realistico, proprio perché volevo
aiutare il lettore a immedesimarsi in ogni vicenda, proprio perché voglio
accendere i riflettori su una realtà che, sfortunatamente, è ancora troppo
nascosta, proprio perché voglio rendere giustizia a tutte quelle bambine,
ragazze, donne e madri che, ancora oggi, sono costrette a vivere ai lati del
mondo.
Se avessi la possibilità di andare in India, quale città
visiteresti per prima?
Se
avessi la possibilità di andare in India forse come prima città visiterei Nuova
Delhi, ma in realtà vorrei fare un viaggio particolare, e vedere anche le perle
più nascoste. Inoltre, mi piacerebbe moltissimo visitare uno dei tanti villaggi
rurali dell’India, mi piacerebbe sedermi e parlare con le donne del villaggio,
mi piacerebbe lasciarmi travolgere dalla natura e, poiché come Sarah (la
protagonista del romanzo) anch’io amo scattare fotografie e immortalare momenti
che, in quel modo, vivranno per sempre (anche se non sono una fotografa
professionista, e lo faccio solo perché mi piace), sarebbe bellissimo fare un
viaggio più particolare, spostarmi dalle città ai villaggi rurali.
Un’esperienza sicuramente indimenticabile.
Come sei venuta a conoscenza del villaggio di Kailashpur?
Personalmente non ne avevo mai sentito parlare.
Volevo
ambientare il romanzo in un villaggio rurale dell’India, dove ancora oggi
troppo spesso le ragazze non possono istruirsi, dove sono costrette a
trascorrere tutto il tempo in casa, oppure dove sono costrette a lavorare. Dove
ancora oggi il potere degli uomini è troppo alto, dove sembra ancora più
difficile dire basta.
Onestamente,
prima di scrivere “Come lacrime nella pioggia” neanche io ero a conoscenza del
villaggio rurale di Kailashpur, che si trova nello stato del Chhattisgarh…
Stavo svolgendo delle ricerche, per trovare il villaggio giusto per il mio
romanzo, quando mi sono imbattuta nel diario di viaggio di alcune persone che
avevano visitato anche Kailashpur. Ho capito subito che quello sarebbe stato il
villaggio giusto per me.
Le
donne indiane raggruppate nel villaggio, impegnate a lavorare, a cucinare, e le
loro bellissime sari che si gonfiano sotto il soffio del vento.
I
bambini cenciosi, con i piedi sporchi e un bellissimo sorriso.
La
scuola, quella scuola che racchiude le speranze di molti studenti, le capanne,
le leggi severe, i matrimoni combinati, le promesse mai mantenute, i campi
infiniti, gli occhi grandi, immensi e pieni di sogni di ragazzine come Asha
(co- protagonista del mio romanzo), e il sole alto nel cielo, una palla di
fuoco che lentamente sparisce all’orizzonte, in quell’India impossibile da
dimenticare…
Il tuo romanzo lascia i suoi lettori con un finale aperto.
Pensi di scrivere un seguito?
Sì, “Come lacrime nella pioggia” ha un finale
aperto, e ogni volta che leggo le ultime righe anch’io vorrei che andasse
avanti, quindi chissà, magari prima o poi mi deciderò e scriverò un seguito.
Certo, un seguito non è necessario, ma sarebbe un arricchimento, un modo per
trascorrere altro tempo con Sarah e Asha, e un modo per rispondere alla
domanda; “E poi? Cos’è successo, poi?”.
Quanto c’è di te nelle due protagoniste da te create? Ti
rispecchi maggiormente in Asha o in Sarah?
Sono
una ragazza molto determinata e sognatrice, quindi credo che sia in Sarah sia
in Asha ci sia qualcosa di me. Entrambe, infatti, sono molto forti e,
nonostante non vogliano illudersi, non smettono mai di sognare in un futuro
migliore.
Onestamente,
non riesco a scegliere in quale delle due mi rispecchio maggiormente, perché mi
sento unita a entrambe.
Ammiro
moltissimo Sarah, e credo che se mi trovassi al posto di Asha sapere di avere
un’amica come lei sarebbe fondamentale. Sarah è sicura di sé, molto forte,
anche se a volte può risultare un po’ “ingenua”. Delle volte rischia troppo
proprio perché non riesce a ragionare lucidamente, ma credo che questo nella
sua situazione sia normale. Credo che ritrovarsi coinvolti nella sua situazione
e voler disperatamente salvare una persona, allora porti a giocare il tutto per
tutto, senza chiedersi che cosa succederà. Sarah è un personaggio che mi è
piaciuto subito, sin dall’inizio. È gentile, ha una passione, ha un humour che
mi piace, anche se forse durante il corso della storia non mi sarei sempre
comportata come lei, ma lo ripeto, un conto è vedere una situazione dagli occhi
esterni, un conto è vedere la tua migliore amica sottomessa agli uomini,
abbracciarla e non sapere come confortarla, asciugare le sue lacrime e sapere che
ce ne saranno altre…
Asha
è dolcissima e bellissima. Nei suoi quindici anni, nonostante la sua vita nel
villaggio rurale di Kailashpur, è uno spruzzo di tenerezza. Anche Asha mi è
piaciuta dall’inizio, in lei adoro quel lato sognatore, il suo desiderio di
seguire il volo degli uccelli per sentirsi libera…
Asha
vive in una cultura completamente diversa dalla mia, in uno stile di vita che,
spesso, nel romanzo la fa reagire in modi diversi da quelli che noi conosciamo.
Nonostante questo, però, mi piacerebbe pensare che se a quindici anni mi fossi
trovata nella stessa situazione di Asha (venduta a un matrimonio dal proprio
padre, costretta a prostituirsi...) allora sarei stata forte come lei. Asha ne
pensa di tutte pur di scappare, pur di rincorrere quella libertà che dovrebbe
essere un diritto per tutti.
Non
so scegliere se mi rispecchio maggiormente in Sarah o in Asha, forse perché da
un lato vedo queste due ragazze, queste due migliori amiche, come una cosa
sola, perché si completano a vicenda.
Pensi in futuro di far tradurre il tuo romanzo in più lingue,
così da far conoscere al mondo intero la condizione delle donne indiane?
Sicuramente
mi piacerebbe moltissimo far tradurre “Come lacrime nella pioggia” in più
lingue, proprio per far conoscere maggiormente la condizione di vita delle
donne indiane. So che tradurre un libro è molto difficile e costoso, ecco
perché, al momento, sono anche in contatto con associazioni indiane, o che si
occupano di proteggere gli abitanti dell’India, per organizzare qualcosa con
loro, e per dare ancora più spazio alle cause benefiche che supporto con “Come
lacrime nella pioggia”.
Dopo
aver scritto il mio romanzo, infatti, ho lanciato una petizione su Change.org,
per aiutare le donne dell’India. La mia petizione per crescere ha bisogno di
ogni firma, ecco perché incoraggio ognuno a firmarla.
Firmare
è veloce e gratuito.
(Per firmare la petizione clicca QUI)
Oppure,
incoraggio i lettori a sostenere Amnesty International, che da cinquant’anni si
occupa della difesa dei diritti umani. Ammiro moltissimo il loro lavoro!
Hai già una nuova idea nel cassetto per il tuo prossimo
libro?
Sì,
ho un’idea che da qualche mese mi ronza in testa e, quando ci penso, sento uno
sfarfallio dentro di me, quindi credo che, forse, quest’idea potrà trasformarsi
nel mio prossimo romanzo. Attualmente, però, sono ancora molto impegnata con la
promozione di “Come lacrime nella pioggia”, e voglio dedicarmi completamente a
questo. Se a molti scrittori non piace la fase di promozione, io invece la adoro,
non solo perché posso parlare del mio romanzo e dei messaggi che voglio dare,
ma anche perché quando uno scrittore pubblica un libro, secondo me è come
partire, è come cominciare un viaggio che non sai quando o se finirà. Non sai
chi incontrerai durante questo viaggio, non sai che cosa succederà… sai solo
che sarà una bellissima avventura.
Sono
molto contenta del supporto dei miei lettori e di blog come il tuo, e
sicuramente qualunque cosa deciderò di scrivere dopo, terrò aggiornati tutti
quanti.
Una
cosa è certa, comunque. Qualunque sarà la mia idea, non smetterò mai di
scrivere.
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