venerdì 6 giugno 2014

SECONDA INTERVISTA A SOFIA DOMINO

Salve a tutti, oggi torno con una nuova intervista a Sofia Domino, autrice questa volta del libro "Come lacrime nella pioggia", recensito da me in questo blog. Per chi non lo ricordasse, il romanzo denuncia le condizioni disumane delle donne indiane e racconta una storia molto triste e toccante. Vi ricordo che potrete leggere gratutitamente questo libro inviando una mail a sofiaromanzo@yahoo.it
Vi lascio all'intervista nella speranza che la troviate interessante. Buona lettura.


Ciao Sofia, mi fa davvero molto piacere avere la possibilità di ospitarti nuovamente nel mio blog. “Come lacrime nella pioggia” è il tuo secondo romanzo e denuncia la triste condizione femminile in India. Perché hai scelto di occuparti proprio delle donne dell’India e non di un altro dei Paesi in cui le condizioni femminili sono ugualmente denunciabili?
Grazie di cuore a te Silvia per avermi nuovamente ospitato nel tuo blog e per tutto lo spazio che stai dando ai miei romanzi!
Sì, “Come lacrime nella pioggia” è il mio secondo romanzo, uscito il 19 maggio (riceverlo è gratuito, basta inviarmi una mail all’indirizzo sofiaromanzo@yahoo.it) e accende i riflettori sulle condizioni di vita delle donne in India e sui diritti negati. Ammetto che scrivere di questo tema è nato in maniera molto naturale. 
Nonostante l’India sia un Paese che mi ha sempre affascinato (ad esempio adottai una bambina a distanza, Reshma, proprio dall’India perché mi sono sempre sentita attratta da quella nazione) non avevo deciso di scrivere un libro ambientato in India. Un giorno, però, stavo navigando su internet quando mi sono imbattuta in alcune fotografie che ritraevano delle donne, uomini, studentesse e bambini per strada, impegnati a manifestare. Nei loro sguardi c’era la forza, il coraggio. Ammiro molto le persone forti, che combattono per degli ideali, quindi mi sono documentata e ho scoperto una delle realtà che si nasconde in India. La realtà delle vittime di stupro, dei matrimoni combinati, dei bambini di strada, di bambine e ragazzine costrette a prostituirsi, di giovani vendute a delle aste, di uomini – padroni…
Non potevo rimanere indifferente davanti a tutto questo. Sfortunatamente, so che anche le donne di molti altri Paesi hanno bisogno di una voce, di un aiuto, ma so anche che, se posso parlare delle violenze che le persone subiscono regolarmente nel mondo, non potevo però scrivere un libro ambientando la storia in più di una nazione. Ecco perché, dopo aver visto quelle immagini di quelle donne e uomini che manifestavano contro la violenza, ho deciso di scrivere un romanzo per accendere i riflettori sulle condizioni di vita delle donne in India, ma anche sulla forza delle donne, sull’importanza di una vera amicizia e sul coraggio di lottare.
Inoltre, ci tengo molto ad aggiungere che proprio in questi giorni in cui sto rispondendo a questa intervista, è arrivata un’altra triste notizia dall’India. In un villaggio nello stato dell’Uttar Pradesh, alcuni uomini hanno stuprato e impiccato due adolescenti, dalit, cioè senza casta o intoccabili. Alcuni agenti della polizia sono stati licenziati per non aver voluto svolgere le indagini, mentre Akhilesh Yadav, primo ministro regionale, ha risposto ai giornalisti che chiedevano informazioni sul caso dicendo loro: “Voi non siete al sicuro? Non vi trovate in alcun pericolo, vero? Quindi di che vi preoccupate!”.
“Come lacrime nella pioggia” è un romanzo e non una testimonianza, ma molte delle vicende che si susseguono nel corso della storia sono ispirate a storie realmente accadute. Perché tutto questo, sfortunatamente, per le donne dell’India è la realtà.



Leggendo il tuo romanzo si ha l’impressione di stare realmente in India, grazie alle tue meticolose descrizioni dell’ambiente, della cultura, della gente. Come sei riuscita a rendere il tutto così realistico?
Innanzitutto, grazie per le tue parole. Prima di scrivere un romanzo voglio sentirmi preparata, voglio avere la certezza di poter trasformare le mie idee in un libro e di non commettere alcun errore.
Prima di scrivere “Come lacrime nella pioggia” ho svolto numerose ricerche, ho letto varie testimonianze e guardato altrettanti filmati, proprio per immergermi nella cultura indiana, nello stile di vita indiano e nella gente.
Ho svolto numerose ricerche anche per quanto riguarda il vestiario, le lingue parlate, il mangiare e i mezzi di trasporto. Ho letto sia testimonianze di indiani sia di turisti che sono andati in India.
Attualmente, invece, sono in contatto con alcune ragazze indiane, che giornalmente mi ripetono che essere una donna in India è terribile, inoltre, ho parlato con chi ha fatto volontariato in India e si è ritrovato ad abbracciare una ragazzina in lacrime, perché costretta a sposarsi contro la sua volontà…
Insomma, ogni cosa che ho scritto in “Come lacrime nella pioggia” è stata documentata, proprio perché volevo rendere il tutto più realistico, proprio perché volevo aiutare il lettore a immedesimarsi in ogni vicenda, proprio perché voglio accendere i riflettori su una realtà che, sfortunatamente, è ancora troppo nascosta, proprio perché voglio rendere giustizia a tutte quelle bambine, ragazze, donne e madri che, ancora oggi, sono costrette a vivere ai lati del mondo.

Se avessi la possibilità di andare in India, quale città visiteresti per prima?
Se avessi la possibilità di andare in India forse come prima città visiterei Nuova Delhi, ma in realtà vorrei fare un viaggio particolare, e vedere anche le perle più nascoste. Inoltre, mi piacerebbe moltissimo visitare uno dei tanti villaggi rurali dell’India, mi piacerebbe sedermi e parlare con le donne del villaggio, mi piacerebbe lasciarmi travolgere dalla natura e, poiché come Sarah (la protagonista del romanzo) anch’io amo scattare fotografie e immortalare momenti che, in quel modo, vivranno per sempre (anche se non sono una fotografa professionista, e lo faccio solo perché mi piace), sarebbe bellissimo fare un viaggio più particolare, spostarmi dalle città ai villaggi rurali. Un’esperienza sicuramente indimenticabile.

Come sei venuta a conoscenza del villaggio di Kailashpur? Personalmente non ne avevo mai sentito parlare.
Volevo ambientare il romanzo in un villaggio rurale dell’India, dove ancora oggi troppo spesso le ragazze non possono istruirsi, dove sono costrette a trascorrere tutto il tempo in casa, oppure dove sono costrette a lavorare. Dove ancora oggi il potere degli uomini è troppo alto, dove sembra ancora più difficile dire basta.
Onestamente, prima di scrivere “Come lacrime nella pioggia” neanche io ero a conoscenza del villaggio rurale di Kailashpur, che si trova nello stato del Chhattisgarh… Stavo svolgendo delle ricerche, per trovare il villaggio giusto per il mio romanzo, quando mi sono imbattuta nel diario di viaggio di alcune persone che avevano visitato anche Kailashpur. Ho capito subito che quello sarebbe stato il villaggio giusto per me.
Le donne indiane raggruppate nel villaggio, impegnate a lavorare, a cucinare, e le loro bellissime sari che si gonfiano sotto il soffio del vento.
I bambini cenciosi, con i piedi sporchi e un bellissimo sorriso.
La scuola, quella scuola che racchiude le speranze di molti studenti, le capanne, le leggi severe, i matrimoni combinati, le promesse mai mantenute, i campi infiniti, gli occhi grandi, immensi e pieni di sogni di ragazzine come Asha (co- protagonista del mio romanzo), e il sole alto nel cielo, una palla di fuoco che lentamente sparisce all’orizzonte, in quell’India impossibile da dimenticare…



Il tuo romanzo lascia i suoi lettori con un finale aperto. Pensi di scrivere un seguito?
Sì, “Come lacrime nella pioggia” ha un finale aperto, e ogni volta che leggo le ultime righe anch’io vorrei che andasse avanti, quindi chissà, magari prima o poi mi deciderò e scriverò un seguito. Certo, un seguito non è necessario, ma sarebbe un arricchimento, un modo per trascorrere altro tempo con Sarah e Asha, e un modo per rispondere alla domanda; “E poi? Cos’è successo, poi?”.

Quanto c’è di te nelle due protagoniste da te create? Ti rispecchi maggiormente in Asha o in Sarah?
Sono una ragazza molto determinata e sognatrice, quindi credo che sia in Sarah sia in Asha ci sia qualcosa di me. Entrambe, infatti, sono molto forti e, nonostante non vogliano illudersi, non smettono mai di sognare in un futuro migliore.
Onestamente, non riesco a scegliere in quale delle due mi rispecchio maggiormente, perché mi sento unita a entrambe.
Ammiro moltissimo Sarah, e credo che se mi trovassi al posto di Asha sapere di avere un’amica come lei sarebbe fondamentale. Sarah è sicura di sé, molto forte, anche se a volte può risultare un po’ “ingenua”. Delle volte rischia troppo proprio perché non riesce a ragionare lucidamente, ma credo che questo nella sua situazione sia normale. Credo che ritrovarsi coinvolti nella sua situazione e voler disperatamente salvare una persona, allora porti a giocare il tutto per tutto, senza chiedersi che cosa succederà. Sarah è un personaggio che mi è piaciuto subito, sin dall’inizio. È gentile, ha una passione, ha un humour che mi piace, anche se forse durante il corso della storia non mi sarei sempre comportata come lei, ma lo ripeto, un conto è vedere una situazione dagli occhi esterni, un conto è vedere la tua migliore amica sottomessa agli uomini, abbracciarla e non sapere come confortarla, asciugare le sue lacrime e sapere che ce ne saranno altre…
Asha è dolcissima e bellissima. Nei suoi quindici anni, nonostante la sua vita nel villaggio rurale di Kailashpur, è uno spruzzo di tenerezza. Anche Asha mi è piaciuta dall’inizio, in lei adoro quel lato sognatore, il suo desiderio di seguire il volo degli uccelli per sentirsi libera…
Asha vive in una cultura completamente diversa dalla mia, in uno stile di vita che, spesso, nel romanzo la fa reagire in modi diversi da quelli che noi conosciamo. Nonostante questo, però, mi piacerebbe pensare che se a quindici anni mi fossi trovata nella stessa situazione di Asha (venduta a un matrimonio dal proprio padre, costretta a prostituirsi...) allora sarei stata forte come lei. Asha ne pensa di tutte pur di scappare, pur di rincorrere quella libertà che dovrebbe essere un diritto per tutti.
Non so scegliere se mi rispecchio maggiormente in Sarah o in Asha, forse perché da un lato vedo queste due ragazze, queste due migliori amiche, come una cosa sola, perché si completano a vicenda.

Pensi in futuro di far tradurre il tuo romanzo in più lingue, così da far conoscere al mondo intero la condizione delle donne indiane?
Sicuramente mi piacerebbe moltissimo far tradurre “Come lacrime nella pioggia” in più lingue, proprio per far conoscere maggiormente la condizione di vita delle donne indiane. So che tradurre un libro è molto difficile e costoso, ecco perché, al momento, sono anche in contatto con associazioni indiane, o che si occupano di proteggere gli abitanti dell’India, per organizzare qualcosa con loro, e per dare ancora più spazio alle cause benefiche che supporto con “Come lacrime nella pioggia”.
Dopo aver scritto il mio romanzo, infatti, ho lanciato una petizione su Change.org, per aiutare le donne dell’India. La mia petizione per crescere ha bisogno di ogni firma, ecco perché incoraggio ognuno a firmarla.
Firmare è veloce e gratuito.
(Per firmare la petizione clicca QUI)
Oppure, incoraggio i lettori a sostenere Amnesty International, che da cinquant’anni si occupa della difesa dei diritti umani. Ammiro moltissimo il loro lavoro!



Hai già una nuova idea nel cassetto per il tuo prossimo libro?
Sì, ho un’idea che da qualche mese mi ronza in testa e, quando ci penso, sento uno sfarfallio dentro di me, quindi credo che, forse, quest’idea potrà trasformarsi nel mio prossimo romanzo. Attualmente, però, sono ancora molto impegnata con la promozione di “Come lacrime nella pioggia”, e voglio dedicarmi completamente a questo. Se a molti scrittori non piace la fase di promozione, io invece la adoro, non solo perché posso parlare del mio romanzo e dei messaggi che voglio dare, ma anche perché quando uno scrittore pubblica un libro, secondo me è come partire, è come cominciare un viaggio che non sai quando o se finirà. Non sai chi incontrerai durante questo viaggio, non sai che cosa succederà… sai solo che sarà una bellissima avventura.
Sono molto contenta del supporto dei miei lettori e di blog come il tuo, e sicuramente qualunque cosa deciderò di scrivere dopo, terrò aggiornati tutti quanti.
Una cosa è certa, comunque. Qualunque sarà la mia idea, non smetterò mai di scrivere.

Nessun commento:

Posta un commento